Piscina per la riabilitazione

L’idroterapia e la riabilitazione in acqua, da pochi anni, rientrano nei protocolli di riabilitazione in campo ortopedico e sportivo.

Sin dal momento della loro introduzione, hanno registrato un crescente consenso sia da parte di medici e fisioterapisti, sia da parte dei pazienti. In effetti, negli ultimi trent’anni, la terapia in acqua (conosciuta già dall’antichità) è stata inserita sempre più nei percorsi di recupero tradizionali fino ad arrivare ad essere, a pieno titolo, parte integrante di molti percorsi riabilitativi.

L’idroterapia è indicata sia come mezzo di preparazione fisica in vista dell’intervento chirurgico sia come efficace strumento riabilitativo nella fase di rieducazione post-operatoria. In quest’ultimo caso, la riabilitazione in acqua rappresenta un trattamento importantissimo quando gli esercizi tradizionali sono controindicati; viene utilizzata, generalmente, dopo la desuturazione.

Anche se spesso i percorsi riabilitativi si limitano a far compiere al paziente esercizi molto simili a quelli che si eseguono in palestra, nella pianificazione di un corretto programma di riabilitazione in acqua risulta fondamentale conoscere alcuni princìpi molto importanti, come quello del galleggiamento, della viscosità e della pressione idrostatica. 

Simili conoscenze dovranno essere poi integrate tra di loro ed adattate ai problemi del paziente ed agli obiettivi del programma terapeutico.

Principi fisici della riabilitazione in acqua

Il Principio di Archimede: un corpo immerso in un liquido riceve una spinta idrostatica dal basso verso l’alto pari al peso del liquido spostato. Di conseguenza quando ci si immerge fino all’ombelico il nostro peso si riduce, apparentemente, di circa il 50% per diminuire sino al 90% quando l’immersione raggiunge le spalle. Una simile spinta permette di riprendere prima gli esercizi di deambulazione, alleggerendo il peso gravante sulle articolazioni e migliorando l’irrorazione del tessuto cartilagineo. 

Piscina per la riabilitazione | Poliambulatorio Villa Ferri Medica

In acqua si ha una minore attivazione dei recettori che controllano il tono posturale, nei muscoli spinali c’è una riduzione della tensione da 1,8 kg/cm² in aria a 0,79 kg/cm². Questo principio favorisce un recupero dello schema motorio del cammino in tempi brevi, rispetto a quelli di un percorso in palestra, e con una migliore e più precoce rieducazione al movimento.

Reazione Viscosa: è la reazione che un liquido oppone ad un corpo che si muove al suo interno (resistenza). L’acqua, essendo più densa dell’aria, fornisce una maggiore resistenza al movimento. Questo principio permette di rinforzare la muscolatura senza servirsi di sovraccarichi e pesi aggiuntivi. L’incremento di questa resistenza è direttamente proporzionale all’aumento della velocità dei movimenti e della superficie del segmento corporeo che vogliamo spostare. Di conseguenza, se stringiamo tra le mani oggetti con superfici più o meno grandi, a parità di densità, possiamo modulare la difficoltà dell’esercizio a nostro piacimento.

Pressione idrostatica: dipende dal livello dell’acqua (cresce all’aumentare della profondità). Tale pressione viene esercitata perpendicolarmente in ogni punto della superficie corporea, migliorando l’equilibrio e la propriocezione (capacità di regolare la postura grazie al coordinamento di una risposta motoria adeguata alle variazioni esterne). Ne consegue che l’allenamento propriocettivo rappresenta uno degli aspetti più importanti della riabilitazione. Inoltre, grazie alla pressione idrostatica, l’acqua diventa un ottimo mezzo di condizionamento aerobico, in grado di migliorare l’efficienza del sistema digestivo (soprattutto renale), respiratorio e cardiovascolare.

Temperatura: il calore aumenta la vascolarizzazione dei tessuti grazie allo stimolo diretto ed indiretto sulla vasodilatazione. L’acqua delle vasche riabilitative viene mantenuta, normalmente, ad una temperatura leggermente superiore (31-35°C) rispetto alle piscine tradizionali. Questo permette di sfruttare del tutto le proprietà vasodilatanti del calore; ne conseguono un miglioramento dell’ossigenazione dei tessuti e un recupero muscolare, anche da stati irritativi cronici come la lombalgia (grazie all’azione combinata di calore e pressione idrostatica il flusso di sangue al muscolo aumenta infatti del 225% quando ci si immerge sino al collo). La temperatura dell’acqua dovrebbe essere sempre mantenuta a tali temperature, in modo da annullare il rischio di eventuali attacchi cardiaci in soggetti predisposti.

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Principali vantaggi della riabilitazione in acqua:

La diminuzione della forza di gravità favorisce movimenti più naturali e meno stressanti per le articolazioni e permette, quindi, di eseguire movimenti impensabili a secco.

La resistenza offerta dall’acqua è graduale, senza punti morti, e consente di mantenere una tensione muscolare uniforme durante i movimenti; ciò favorisce il recupero del tono e della flessibilità muscolare.

Le vasche usate per la riabilitazione hanno un livello dell’acqua che, normalmente, non supera i 120 cm, per cui non è necessario essere dei nuotatori esperti per svolgere gli esercizi riabilitativi. Nella piscina sono comunque presenti piccoli attrezzi per favorire il galleggiamento.

Piscina per la riabilitazione | Poliambulatorio Villa Ferri Medica

Terapia o riabilitazione?

La riabilitazione in acqua rientra nella più grande famiglia delle terapie acquatiche. L’acqua, infatti, permette non solo di ristabilire le migliori funzionalità articolari e muscolari dopo un incidente, ma anche di eseguire esercizi specifici per prevenire la malattia o per curare sintomatologie idiopatiche croniche, come la lombalgia. Si tratta di esercitazioni particolarmente indicate per quei soggetti in forte sovrappeso con difficoltà di movimento legate ad obesità, ad artriti, a recenti fratture o distorsioni. Un adeguato programma terapeutico, nella maggior parte di questi casi, produce un netto miglioramento del tono muscolare e del range articolare dopo. Il paziente, spesso anziano, acquisisce in tal modo un maggiore controllo motorio che, migliorando l’equilibrio, riduce il rischio di cadute e rallenta il declino funzionale legato all’invecchiamento.

La terapia acquatica, se usata correttamente, risulta essere anche uno strumento molto efficace per completare i normali allenamenti degli atleti, che possono in questo modo evitare lesioni da overtraining. In questi casi, la temperatura dell’acqua non dovrebbe superare i 28-30°C. La routine di stretching è, invece, più efficace se eseguita nella vasca destinata alla riabilitazione con una temperatura dell’acqua pari a 32-35°C.

Controindicazioni

La riabilitazione e la terapia acquatica, come abbiamo visto, rappresentano l’attività ideale per molti soggetti; tuttavia, è buona regola sentire il parere di un medico prima di intraprendere un programma terapeutico in acqua. Esistono infatti alcune controindicazioni per le esercitazioni in acqua. 

È il caso, per esempio, dei soggetti che soffrono di diabete avanzato, di cardiopatia ischemica (specie se la temperatura dell’acqua è troppo fredda), di febbre, di incontinenza, infezioni e micosi cutanee. È consigliabile, invece, che i pazienti affetti da osteoporosi non avanzata pratichino le forme di esercizio tradizionali fuori dall’acqua.

PROGRAMMA RIABILITATIVO IN ACQUA

Impostare un programma riabilitativo in acqua

Il programma riabilitativo andrà impostato in seguito ad un’attenta valutazione dei bisogni del paziente e degli obiettivi prefissati. In linea di massima la rieducazione in acqua, come molte altre attività sportive e riabilitative si compone di due o tre sedute settimanali per un periodo variabile in relazione al grado di disabilità individuale.

Tecniche ed esercizi

La riabilitazione in acqua consiste nel fare svolgere al paziente vari esercizi, molte volte gli stessi che si eseguono in palestra, con il corpo parzialmente immerso nell’acqua. Dividendo tali esercizi in quattro grandi categorie possiamo parlare di esercitazioni mirate al miglioramento: del tono muscolare (esercizi a catena cinetica aperta, eccentrici o concentrici) della mobilità articolare e dell’equilibrio (esercizi di stretching, esercizi di mobilizzazione attiva/passiva, esercizi propriocettivi) e al recupero degli schemi motori (deambulazione/corsa in sospensione. pedalata, slanci, balzi ecc.) e al recupero del gesto sportivo (esercizi a catena cinetica chiusa in acqua poco profonda, balzi, skip, affondi, spostamenti laterali ecc. Per aumentare la difficoltà dei movimenti, come abbiamo visto, sarà sufficiente aumentarne l’ampiezza, la velocità oppure utilizzare un equipaggiamento che crei resistenza. Si può inoltre giocare sul grado di profondità dell’acqua diminuendola mano a mano che il paziente riacquisisce la funzionalità perduta tollerando carichi maggiori.

Esercizi a catena cinetica aperta e chiusa

Gli esercizi a catena cinetica aperta come l’estensione della gamba si eseguono solitamente con il segmento corporeo completamente immerso nell’acqua. Questi esercizi consentono di potenziare selettivamente un unico gruppo muscolare e di migliorare la mobilità di una singola articolazione. 

Per questo motivo sono solitamente impiegati nelle fasi iniziali del programma riabilitativo. Gli esercizi a catena cinetica chiusa, svolti solitamente nell’acqua poco profonda, fanno lavorare contemporaneamente più gruppi muscolari ed articolazioni, mantenendo le estremità distali (solitamente i piedi) in appoggio sul fondo della piscina. Esempi di esercizi a catena cinetica chiusa sono i piegamenti sulle gambe e gli affondi. Questa tipologia di esercizi essendo poco specifica ed abbastanza impegnativa viene utilizzata soltanto nelle fasi finali di rieducazione al movimento o al gesto sportivo.

Piscina per la riabilitazione | Poliambulatorio Villa Ferri Medica

Riabilitazione in acqua in seguito a distorsione della caviglia

Rieducazione Propriocettiva; si invita il paziente a camminare lungo la vasca mantenendo sotto il piede una tavoletta galleggiante in modo da creare una situazione di instabilità continua durante le varie fasi del passo. Rinforzo Muscolare; esercizi con lo step, flesso-estensione delle gambe con sostegno di un galleggiante, nuoto a stile libero con le pinne in modo tale da aumentare la resistenza dell’acqua, camminate con attrezzi che aumentano la resistenza dell’acqua nello specifico del gesto e movimenti di adduzione, abduzione e flesso-estensione della gamba da stazione eretta. Recupero del Gesto; andremo ad eseguire vari tipi di camminata, in avanti, all’indietro, laterale, corsa nelle tre direzioni, balzi, saltelli e tutte le altre situazioni a cui si può andare in contro durante il ritorno all’attività da parte del paziente. Tutti questi esercizi potranno subire variazioni come, ad esempio per il cammino, camminare in avanti prima esasperando la flessione del ginocchio andando quasi a toccarsi la zona addominale, oppure mantenendo le gambe rigide.

Riabilitazione in acqua dopo intervento di ricostruzione del legamento crociato anteriore

Una seduta tipo in piscina prevede una fase iniziale con un riscaldamento che comprende il pendolo a bordo vasca ed esercizi per i muscoli dell’anca. L’esercizio successivo utilizza un tubo galleggiante, per imitare il movimento della bicicletta. Vengono eseguiti movimenti per l’estensione del ginocchio ed esercizi propedeutici al carico. Il compito del terapista è correggere la deambulazione, le andature, le battute di gambe con l’ausilio della tavoletta, la corsa sul posto o in sospensione, triplice estensione con il salvagente, flesso estensione del ginocchio prima senza poi con pinna, balzi, scivolamenti laterali, cambi di direzione, nuoto con pinna corta e lunga.

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